Il termine memoria ricorre spesso nel parlato ed è forse una delle funzioni cognitive più conosciute. Ma sappiamo esattamente cos’è?

Cerchiamo di collegarci al nostro ultimo argomento trattato, in modo tale da seguire un filo conduttore che ci faccia sbarcare alla scoperta del sistema mnestico (un parolone difficile, me ne rendo conto, ma non disperate! Ve lo spiego subito: mnestico significa “relativo alla memoria“). La prossima volta che non vi ricorderete il nome di qualcuno, potrete sfoggiare questa nuova perla: “Oh, scusami tanto. Il mio sistema mnestico ha avuto una défaillance!”. Figurone assicurato.



Cos’è la memoria?

Definizione

Per memoria intendiamo una funzione cognitiva che permette di codificare, immagazzinare, conservare e recuperare informazioni che possiamo utilizzare in un secondo momento come guida per le nostre azioni o pensieri. Insomma, un vero e proprio sistema di magazzini!

Memoria quindi non è solo “ricordare qualcosa” ma, in psicologia, è un processo più ampio che comprende diverse fasi.

Le varie fasi di memoria

Fase di codifica

Si tratta dello stadio in cui avviene la trasformazione dell’informazione in entrata in diversi codici, ossia viene decifrata e tradotta in determinati linguaggi. Ad esempio, se una persona, presentandosi, ci dice “Mi chiamo Luca”, questa informazione può essere tradotta in un codice uditivo e uno semantico. Quello uditivo riguarda le caratteristiche fisiche del suono come il tono della voce, il volume o il timbro. Quello semantico riguarda i contenuti, ossia i significati delle parole. 

Poi, se Luca ha un tono vocale particolarmente affascinante, può capitare che la nostra attenzione si focalizzi su di esso e non su quello che ci sta dicendo. Ecco che allora il processo di codifica si ferma in superficie e non arriva ad elaborare le informazioni semantiche, portandoci a perdere l’indicazione del nome dell’interlocutore. Ma niente paura, abbiamo l’asso nella manica: “Oh, scusami tanto. Il mio sistema mnestico ha avuto una défaillance!”

Fase di ritenzione

Qui avviene l’immagazzinamento dei codici prodotti nella fase di codifica. Esistono diversi modi per far sì che l’informazione venga ricordata, ad esempio la strategia più comune per i codici semantici è probabilmente la reiterazione (ossia la ripetizione fino allo sfinimento). 

Siccome, però, non è sempre così efficace, un altro metodo più utile può essere quello di collegare l’informazione nuova a qualcosa che è già consolidato nella nostro database mnestico. Ad esempio, il nome “Luca” potrebbe essere lo stesso di quello di un vostro parente o di una celebrità, quindi associando il nuovo “Luca” al volto di una vecchia conoscenza, potrebbe essere più facile ricordarlo.

Fase di recupero

Finalmente arriviamo allo stadio in cui riemerge l’informazione archiviata. Una volta che ho registrato l’informazione “Luca”, posso star tranquilla che la prossima volta che lo vedrò, non farò figuracce in quanto il suo tono è stato associato, ad esempio, a quello di Luca Ward (il famoso doppiatore, avete presente?). 

Questo tipo di recupero è detto rievocazione, in quanto l’informazione viene ripescata usando degli indizi che portano al nome (lui è quella persona con la voce affasciante che si è presentata alla festa = si chiama come il doppiatore di Russel Crowe nel film “Il Gladiatore”= voce e nome ricordano Luca Ward = si chiama Luca). 

Esiste, però, un altro tipo di recupero detto riconoscimento, ossia quando l’informazione ritorna in mente grazie ad una corrispondenza esatta tra indizio e nome. Ad esempio, se un vostro amico/a fosse indeciso su quale fosse il nome della persona incontrata alla festa (era Lucio, Luca o Luciano?), in questo caso il ricordo riemergerebbe perché il nome “Luca” corrisponde esattamente all’informazione archiviata.


Tipi di memoria

Ad oggi possiamo affermare che la memoria non è una sola, ma esistono diversi suoi magazzini. Un modello in grado di illustrarli è quello di Atkinson e Shiffrin (1968). Costoro infatti hanno postulato la presenza di 3 componenti, che elenchiamo qui di seguito.

Memoria sensoriale

Si tratta di un registro incorporato nel sistema sensoriale che contiene la cosiddetta memoria iconica, riguardante le informazioni visive, ed ecoica, riguardante le informazioni uditive. Infatti, per poter essere elaborate e quindi percepite, le informazioni sensoriali devono essere trattenute per un po’ di tempo (1-3 secondi). 

La presenza di una memoria sensoriale è confermata dal fatto che, se vi mostrassi un gruppo di lettere per la durata di 50 millisecondi e poi vi chiedessi di espormele tutte, probabilmente ve ne ricordereste 2 (o 3) su 10. Nonostante ciò, voi sareste perfettamente consapevoli che le lettere erano molte di più e magari riuscireste a riportarmi anche quante erano. 

Questo dimostra l’esistenza di un piccolo magazzino che registra tutte le informazioni della scena visiva per poterle, poi, elaborare a livello percettivo. Se, però, le informazioni non rimangono davanti agli occhi per poter essere al meglio analizzate, le loro tracce sbiadiscono rapidamente. 

Memoria a breve termine

Questo è un piccolo magazzino che trattiene l’informazione per circa 20 secondi, fungendo da tramite tra memoria sensoriale e quella a lungo termine. Dopo che le informazioni provenienti dalla memoria sensoriale sono state elaborate (processo percettivo), possono essere trattenute quel poco che basta per portare a termine un’attività

Ad esempio, ricordare un numero di telefono per quel lasso di tempo utile a comporlo oppure ricordare l’importo di uno scontrino per poter poi pagare la cassiera. La capienza di questo magazzino è piuttosto limitata, si attesta al massimo fino alle 7 unità (anche se esistono delle strategie chiamate mnemotecniche per poterlo “ampliare” come, ad esempio, il raggruppamento degli elementi in categorie).

Memoria a breve termine e Working memory

La working memory è tradotta come memoria di lavoro ed è quella sezione della memoria a breve termine che è in grado di manipolare l’informazione al fine di portare a termine un’attività. 

Ad esempio, se vi dicessi di ascoltare una sequenza di 4 numeri (5,8,2,6) e poi ripetermela in un secondo momento al contrario (6,2,8,5), in questo caso, oltre a dover trattenere la lista di numeri nel magazzino a breve termine, dovrete anche “lavorarci sopra” per potermela dire partendo dall’ultima cifra. In questo caso, quindi, per poter assolvere il vostro compito, farete appello alla vostra working memory.

Memoria a lungo termine

Questo è il più grosso dei magazzini, in quanto trattiene le informazioni per molto tempo, si parla addirittura di una vita intera. Le informazioni presenti nel magazzino a breve termine possono passare a quella a lungo termine grazie all’utilizzo di strategie (come la ripetizione o l’associazione a informazioni già presenti in memoria, di cui abbiamo parlato sopra nell’esempio di Luca). 

Sono esempi di informazioni sedimentate nel deposito a lungo termine il nome del nostro primo animale domestico, l’indirizzo di casa, il numero di telefono di nostra madre o il profumo di un campo di lavanda visto in gioventù.

Memoria a lungo termine: i vari tipi di ricordo che contiene

A questo punto è doveroso aprire una parentesi sulla memoria a lungo termine, perché al suo interno possiamo trovare una miriade di ricordi molto diversi tra loro. Possiamo inizialmente differenziare tra informazioni dichiarative (memoria dichiarativa), ossia descrivibili, e informazioni implicite (memoria implicita), ossia difficilmente descrivibili a parole.

Schema su tipo di informazioni contenuti nella memoria a lungo termine
Tipi di memoria a lungo termine

Esempi di ricordi dichiarativi sono:

Memoria semantica

Conoscenze generali che si hanno sul mondo svincolate da situazioni vissute in prima persona. Ne sono esempi i significati delle parole, la conoscenza della storia di Giulio Cesare (per chi la sa), le informazioni su “che cos’è la memoria” che stiamo dando ora (se vi rimarranno in mente).

Memoria episodica

Ricordi legati ad episodi ed eventi personali, quindi contestualizzabili in un luogo e in un periodo preciso. Queste informazioni possono essere suddivise, a loro volta, in memoria autobiografica (riguardante eventi passati come il nostro primo bacio) e memoria prospettica (riguardante eventi futuri come ad esempio gli obiettivi che ci poniamo).

Per quanto riguarda i ricordi impliciti possiamo citare:

Memoria Procedurale

Si tratta di quella memoria legata al cosiddetto know howossia il saper fare. Questo magazzino contiene le procedure, quindi tutte quelle sequenze di azioni dirette al raggiungimento di uno scopo. Un esempio è il ricordo di “come si cuoce la pasta”, per cui noi ripeschiamo all’interno del deposito procedurale qual è la giusta sequenza di azioni da eseguire per ottenere un’ottima cottura.

Memoria derivante dal condizionamento

Possiamo definirla come quella parte di memoria autobiografica che inconsciamente influisce sulle nostre azioni o emozioni. Ad esempio, potrebbe essere che una chiamata da parte del vostro capo dopo le 20:00 sia sempre sinonimo di imprevisto sul lavoro: questa associazione “il capo ha chiamato dopo le 20:00 = imprevisto” viene registrata nella vostra memoria episodica. A quel punto, appena vedrete la chiamata del capo, l’ansia inizia a salire (cosa sarà mai successo? Come minimo si sarà accorto che qualcosa non va… che faccio, rispondo? ma se lo faccio, poi mi rovino la serata. Ma guarda te, io volevo starmene tranquilla a guardarmi Bridgerton su Netflix e invece…). Magari, poi vi accorgerete che non era nulla di allarmante, ma intanto l’associazione che avevate archiviato, vi ha fatto automaticamente agitare.


Memoria: conclusioni

In questo articolo abbiamo imparato che la memoria è una funzione cognitiva che, insieme all’attenzione, supporta la percezione. Se l’attenzione funge da filtro per setacciare le informazioni sensoriali rilevanti, la memoria invece le trattiene per differenti lassi di tempo. 

Il processo mnestico è composto da varie fasi: la codifica, la ritenzione e il recupero. Queste ci permettono di tradurre l’informazione in vari codici, immagazzinarli e farli riemergere quando ci servono.

Abbiamo visto, poi, che esistono tre diversi magazzini: quello sensoriale, quello a breve termine (comprendente la working memory) e quello a lungo termine (composto da diverse tipologie di ricordi che possono essere catalogati in dichiarativi e impliciti).

Le informazioni date in questo articolo sono parecchie. In attesa della sedimentazione all’interno del vostro magazzino a lungo termine, vi saluto e vi do appuntamento al prossimo articolo.


Un piccolo ripasso divertente!


Cliccando sul bottone, ti verrà proposto un piccolo quiz per testare le tue abilità di memorizzazione e comprensione del testo

Categorie: Memoria

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *