Ci siamo lasciati parlando della “Sensazione” e abbiamo visto che si tratta del processo che precede ed è fondamento della “Percezione”, argomento che tratteremo oggi. Quest’ultima già sappiamo come definirla: l’elaborazione delle sensazioni e la loro organizzazione in rappresentazioni mentali. Nell’articolo di oggi approfondiremo maggiormente la questione.



Introduzione alla percezione

Nel linguaggio comune, termini come “sensazione” o “percezione” vengono usati quasi come sinonimi e sono spesso associati ad esperienze paranormali: “io ho un sesto senso per queste cose”, “ho avuto la sensazione che stesse mentendo”, “ho percepito un brivido lungo la schiena” ecc.

In realtà questi due processi sequenziali non c’entrano nulla con il paranormale e sono il frutto dell’elaborazione di stimoli operata rispettivamente dai nostri organi di senso (sensazione) e dal nostro cervello (percezione). Dopo aver percorso le vie sensoriali, ossia dei binari formati da fibre nervose che hanno la funzione di trasportare informazioni provenienti dagli organi di senso, gli impulsi nervosi arrivano finalmente al cervello. 

Non raggiungono, però, delle zone a caso: ogni organo di senso manda informazioni ad una specifica area della corteccia cerebrale. Abbiamo già visto nello scorso articolo che dai nostri occhi dipartono, ad esempio, le vie visive (nervo ottico, chiasma ottico, tratto ottico, radiazioni ottiche) che raggiungono una particolare zona del lobo occipitale: la corteccia visiva primaria.


L’Homunculus sensoriale e la percezione tattile

Adesso voglio farvi ridere un po’ mostrandovi, invece, il cosiddetto Homunculus sensoriale. Tra gli anni ’40 e ’50 il neurochirurgo canadese Wilder Penfield, si mise a studiare l’area cerebrale adibita all’elaborazione della sensibilità tattile (la corteccia somatosensoriale) e si accorse, con gran sorpresa, che in questa zona si trovava una cartografia del nostro corpo. 

Decise, allora, di raffigurare l’essere umano seguendo le proporzioni così come sono rappresentate in quest’area. Ne uscì l’Homunculus sensoriale: un mostriciattolo con un testone enorme, due labbroni che sembrano usciti da una sessione di iniezioni di botulino e le mani grandi quasi come quelle di Gianni Morandi!

Homunculus sensoriale

Come mai siamo ritratti in modo così deforme nella corteccia somatosensoriale? In realtà ad essa poco importa delle nostre proporzioni reali. Ciò che è importante è avere più spazio a disposizione per l’elaborazione di stimoli registrati da alcune parti del nostro corpo piuttosto che da altre. Ad esempio, le nostre mani occupano uno spazio maggiore nella corteccia somatosensoriale rispetto al busto perché sono ritenute una fonte di informazione sensoriale più importante.

Una curiosa anomalia sensoriale è la sindrome dell’arto fantasma che consiste nella sensazione di persistenza dell’arto dopo l’amputazione. Si può addirittura percepire prurito, dolore o bruciore anche se l’arto non è più presente. 

Il termine fu coniato dal medico Sila Weir Mitchell nel 1871, il quale, curando diversi soldati della guerra civile americana, si accorse che molti di coloro che avevano subito un’amputazione avvertivano ancora la presenza degli arti mancanti. 

Si ritiene che l’origine di questa sindrome sia dovuta alla riorganizzazione del cervello che si ritrova ad avere delle aree che “hanno perso il lavoro” e deve, dunque, cercargli una nuova occupazione. Siccome, però, si tratta di processo che non avviene istantaneamente, per un certo periodo queste persone devono convivere con la sensazione che il braccio esista ancora.


Percezione: le illusioni

Quando si parla di percezione, non possiamo non citare le illusioni, ossia un’interpretazione errata di una serie di dati sensoriali. L’esempio più famoso sono sicuramente le illusioni ottiche che possiamo distinguere in vari tipi:

Ambigue o bistabili

Illusioni che giocano sulla doppia interpretazione. L’osservatore in genere riesce a visualizzare subito un’interpretazione e, solo in seconda battuta, l’altra. 

In ogni caso, è impossibile vederle entrambe contemporaneamente perché il cervello non lo consente. Degli esempi sono il cubo di Necker e il vaso di Rubin che a seconda della prospettiva presa, possono avere due interpretazioni diverse.

Distorte

Illusioni che giocano sulla distorsione di stimoli a livello di dimensioni, lunghezza, posizione, curvatura ecc. 

Un esempio è quello nel quadro “Gli ambasciatori” di Hans Holbein il Giovane (1533), in cui troviamo una figura incomprensibile nella parte inferiore. Se, però, cambiamo prospettiva, posizionandoci su di un lato, la strana figura ci apparirà sorprendentemente chiara: si tratta di un teschio!

Geometriche

Illusioni che giocano sulla variazione di estensione o area di stimoli a seconda del contesto in cui si trovano. 

Ne sono esempi l’illusione di Wundt-Jastrow, in cui la figura A appare con un’area minore di B, e Muller Lyer, in cui l’estensione della linea A appare più corta di B.

Paradossali

Illusioni che giocano su stimoli che sono impossibili da rappresentare tridimensionalmente. Un esempio è la scala di Penrose.

Esistono anche delle particolari illusioni che sorgono quando ci ritroviamo sommersi da forti emozioni come la paura o da condizioni di ansia: le pseudo-allucinazioni. Ad esempio, un bimbo che ha molta paura del buio può interpretare delle ombre come dei mostri.

Non dobbiamo, però, confondere le illusioni con le allucinazioni. Infatti, se nelle illusioni vi è una errata percezione di un oggetto reale, nelle allucinazioni il soggetto percepisce come reale ciò che in realtà è solo immaginario (per questo è chiamata anche percezione senza oggetto).


I disturbi percettivi: le agnosie

I disturbi percettivi dovuti a lesioni cerebrali sono detti AGNOSIE e queste possono essere appercettive o associative. Si tratta di disturbi corrispondenti a due livelli diversi del processo che porta al riconoscimento di un oggetto. 

Il primo livello consiste nell’elaborazione delle informazioni sensoriali provenienti dagli organi di senso e la loro integrazione, mentre il secondo livello consiste nell’accesso di questo “prodotto” all’universo della conoscenza in modo tale da poter riconoscere l’oggetto fisico e capirne, ad esempio, la funzione.

Avrete capito, quindi, che il non-riconoscimento di un oggetto può essere dovuto ad un deficit a livello:

  • Sensoriale (alterazione della struttura degli organi di senso o delle vie sensoriali che portano l’informazione al cervello)
  • Percettivo (analisi percettiva dello stimolo)
  • Associativo (analisi delle conoscenze che abbiamo su quello stimolo)

Il primo riguarda la sensazione mentre gli altri due riguardano la percezione.

Tipi di agnosie

Le agnosie possono riguardare qualsiasi senso (vista, udito, tatto ecc.). Se ad essere colpita è, ad esempio, la percezione visiva, quella persona non sarà più in grado di riconoscere gli oggetti attraverso la vista. Però, potrebbe essere in grado di capire quali oggetti ha di fronte, utilizzando il tatto, l’udito o il gusto. 

Inoltre, per complicare maggiormente la questione, è possibile che l’agnosia riguardi solo alcune categorie di stimoli. Utilizzando sempre l’esempio della percezione visiva, una persona con questa agnosia potrebbe avere deficit selettivi di riconoscimento degli oggetti, piuttosto che dei volti, delle parole scritte o dei colori. In particolare, l’agnosia per i volti è conosciuta anche come prosopagnosia e si riferisce proprio ad un disturbo selettivo nel riconoscimento dei volti appartenenti a persone conosciute. La loro identificazione, però, è possibile sulla base di altri indizi diversi da quelli visivi come indizi acustici o sulla postura.

La percezione non riguarda solo oggetti, ma anche lo spazio a noi circostante. Per percezione spaziale si intende l’elaborazione delle distanze. È scientificamente dimostrato che esistono due diversi sistemi per il riconoscimento degli oggetti e per la loro localizzazione nello spazio. Goodale e colleghi (1991), ad esempio, hanno descritto il caso di un paziente che aveva un deficit di riconoscimento degli oggetti ma, quando doveva prenderne uno, assumeva con la mano una postura adeguata alla grandezza e alla forma dell’oggetto che non era stato in grado di riconoscere. 

Al contrario, esistono pazienti che, sebbene non abbiano problemi a riconoscere gli oggetti, compiono errori di localizzazione, di prensione e manipolazione degli stessi. Se nel caso del paziente di Goodale e colleghi ci troviamo di fronte ad un’agnosia visiva senza agnosia visuomotoria, nel secondo caso abbiamo un’agnosia visuomotoria senza agnosia visiva, meglio conosciuta come atassia ottica. Quest’ultima è uno dei quattro sintomi chiave della sindrome di Balint-Holmes.


Percezione: conclusioni

Oggi abbiamo imparato che la percezione, come anche la sensazione, non c’entra nulla con il paranormale e, nello specifico, riguarda l’elaborazione delle sensazioni a livello corticale

Abbiamo visto che ogni tipo di dato sensoriale ha la sua destinazione. Se le informazioni visive vengono elaborate nella corteccia visiva primaria, quelle tattili vengono processate all’interno della corteccia somatosensoriale. La rappresentazione del nostro corpo all’interno di quest’area, detta Homunculus sensoriale, è risultata essere molto buffa.

Siamo passati a parlare delle illusioni, ossia delle interpretazioni errate dei dati sensoriali da parte del cervello. Abbiamo detto che, però, è importante non confonderle con le allucinazioni, che sono percezioni di qualcosa che in realtà non c’è.

Come ultima cosa, abbiamo trattato i principali disturbi della percezione a livello neurologico, le agnosie,vedendone le principali manifestazioni. Potremmo dire molto altro sulla percezione, ma già con queste informazioni abbiamo una panoramica interessante su questo processo. 

Al prossimo articolo!


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Categorie: Percezione

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