Nell’ultimo articolo abbiamo parlato del nostro sistema nervoso e abbiamo capito che i mattoncini che lo compongono si chiamano neuroni. Ci siamo lasciati, però, con alcune questioni in sospeso: come funzionano i neuroni, ma soprattutto perché hanno la coda?

Andiamo per gradi e cerchiamo di rispondere a tutte queste domande.



La scoperta dei neuroni

L’incredibile scoperta di Golgi: i neuroni

I neuroni, come abbiamo detto, sono i mattoncini del nostro sistema nervoso, ovvero le sue componenti di base. 

La loro scoperta risale alla fine dell’800 (se vi ricordate, in un articolo ho proprio parlato dell’importanza di questo periodo) e avvenne per mano del medico e scienziato italiano Camillo Golgi (1843-1926). 

I suoi studi sul tessuto nervoso ebbero inizio nel laboratorio di Pavia diretto da Giulio Bizzozero. I risultati più importanti, però, li ebbe quando venne nominato primario presso un ospedale di provincia (le Pie Case degli Incurabili di Abbiategrasso). 

Sebbene qui non vi fosse alcuno spazio adibito per l’attività di ricerca, decise di utilizzare la cucina dell’ospedale per continuare le ricerche interrotte nel laboratorio di Pavia.

Camillo Golgi

Gli strumenti e le tecniche fino ad allora utilizzati, però, risultavano poco efficaci e sensibili per osservare al meglio i tessuti nervosi. Dopo diversi tentativi, Golgi e collaboratori riuscirono, in ogni caso, ad elaborare la “ricetta” miracolosa: una soluzione in grado di rendere visibili al microscopio le cellule che compongono questi tessuti, i neuroni

L’osservazione dei neuroni: la reazione nera

In pratica, questi ultimi dovevano essere immersi in una soluzione di bicromato di potassio e, poi, in una di nitrato d’argento. In questo modo, al microscopio era possibile osservare queste fantomatiche cellule, i neuroni, che si stagliavano con il loro profilo nero su fondo chiaro. Questa tecnica è passata alla storia come “reazione nera” e venne annunciata per la prima volta nel 1873.

Sebbene avvantaggiato dall’uso di questa metodica, Golgi trasse, però, alcune conclusioni errate circa la struttura di queste cellule. Sostenne, infatti, la cosiddetta “teoria reticolare”, la quale descriveva il sistema nervoso come una fitta rete di sottili filamenti che si univano per formare le fibre nervose.

La versione di Cajal: i neuroni sono singole cellule

Fu, invece, il medico spagnolo Santiago Ramòn y Cajal (1852-1934) che, osservando dei campioni di tessuto nervoso trattati tramite la reazione nera di Golgi (anche se attuando alcune modifiche come la variazione della durata di immersione del tessuto nella soluzione), riuscì ad osservare con maggior definizione le cellule nervose. 

Sorprendentemente, vide che la teoria reticolare di Golgi era errata. Infatti, le cellule nervose non formavano una fitta rete senza interruzioni. Sebbene molto vicine le une alle altre, erano comunque unità indipendenti tra loro e questo confermò la teoria opposta a quella di Golgi, ovvero la teoria cellulare che descriveva le cellule nervose come componenti elementari e indipendenti del sistema nervoso.

Santiago Ramòn y Cajal

A partire da queste osservazioni, con il passare del tempo e il miglioramento della tecnologia, si è potuto vedere sempre più da vicino come è strutturata una singola cellula nervosa. Ma vi ricordate della sostanza bianca? Abbiamo visto nello scorso articolo che si tratta della parte interna del cervello. Ecco, se vista attraverso lo scanner della risonanza magnetica, risulta un grande groviglio di cavi e questi non sono altro che le code dei neuroni!

Fasci di assoni

I neuroni e il potenziale d’azione


Conclusioni

n questo articolo abbiamo visto che Golgi fu il primo a vedere le cellule nervose grazie all’invenzione della “reazione nera“, ma fu invece Cajal a notare che i neuroni sono unità indipendenti tra loro. 

Abbiamo capito che la sostanza bianca non è altro che un groviglio di assoni che collegano le varie aree della corteccia e, in un video un po’ più tecnico, abbiamo appreso come è strutturato un neurone e come esso trasporta i messaggi al neurone successivo. 

Il cervello è proprio complesso, ma ci aspettano ancora tante cose da scoprire. Vi aspetto al prossimo articolo!


Un piccolo ripasso divertente!


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Categorie: Psicologia

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