Nello scorso articolo abbiamo differenziato lo psicologo da altre figure professionali che avrebbero potuto crearci confusione. Oggi, però, vorrei iniziare ad addentrarmi nel mondo delle Neuroscienze cognitive e della Neuropsicologia.

Non possiamo però buttarci a capofitto, altrimenti poi rischiamo di non capirci nulla. Andiamo, quindi, per gradi e cerchiamo prima di tutto di contestualizzare. Come si è arrivati alle Neuroscienze moderne? 

Cerchiamo di scoprirlo insieme!



Cosa sono le Neuroscienze?

Con il termine Neuroscienze ci si riferisce allo studio scientifico del sistema nervoso.

Il termine deriva dall’inglese “Neurosciences”, una parola inventata dal neurofisiologo americano Francis O. Schmitt che sosteneva fosse opportuno unire tutte le scienze per capire la complessità del cervello e della mente (in pratica, la biologia, la medicina, la matematica, la farmacologia, la fisica, la psicologia ecc. dovevano, a suo parere, cooperare con lo scopo finale di comprendere come funzionano il cervello e la mente).

Due importanti branche delle Neuroscienze sono: le Neuroscienze cognitive e la Neuropsicologia.

Neuroscienze cognitive

Si occupano delle aree implicate nelle diverse funzioni cognitive, come la memoria, l’attenzione, le funzioni esecutive, il linguaggio ecc. 

Hanno tratto, inizialmente, un enorme vantaggio dall’introduzione e l’uso del microscopio (inventato nel 1899) e, più recentemente, dall’introduzione e l’uso delle varie tecniche di neuroimaging (TAC, Risonanza Magnetica, PET ecc.) che permettono di studiare l’attivazione cerebrale.

Neuropsicologia

Nasce nel XIX secolo con gli studi su animali e umani aventi lesioni a carico del sistema nervoso, ma divenne fondamentale solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando nacque la necessità di trattare i veterani di guerra che riportavano lesioni cerebrali. 

Essa studia l’espressione a livello di comportamento di una serie di danni cerebrali

Il neuropsicologo si occupa, quindi, della valutazione (attraverso l’esame neuropsicologico) e del trattamento di pazienti con lesioni o alterazioni cerebrali.


Un viaggio nel tempo

Facciamo un gioco! 

Chiudiamo per un momento gli occhi e proviamo ad andare a ritroso nel tempo fino alla seconda metà del 1800. Detta così, sembra un’epoca tanto lontana ma, se ci pensate bene, erano gli anni dei nostri bisnonni o trisnonni. Fortunatamente, io ho avuto l’occasione di conoscere il padre di mio nonno e me lo ricordo pure molto bene, sebbene fossi piccolina. In questa prospettiva, non mi sembra più un tempo così distante.

Voi come ve li immaginate quegli anni? Io li vedo come un’epoca brulicante, un periodo di relativa pace e prosperità.

Tutti voi avrete studiato, o almeno sentito parlare, della “Belle Époque“. Questo periodo storico va, più o meno, dal 1870 fino al 1914 (data di inizio della Prima Guerra Mondiale).

Ma perché vi sto parlando di questo? Semplicemente perché è importante contestualizzare le Neuroscienze prima di arrivare ad approfondirle. Ogni evento non avviene a caso, è tutto frutto di un processo, di un’evoluzione e quindi, proprio per questo, non possiamo parlare delle Neuroscienze sradicandole dalla storia del mondo: è tutto collegato.


La Belle Époque: il periodo storico i cui nacquero le Neuroscienze

La Belle Époque è stato un periodo di relativa pace, tralasciando la breve guerra franco-prussiana a cavallo tra il 1870 e il 1871. Questi anni sono proprio quelli immediatamente successivi alla cosiddetta Seconda Rivoluzione Industriale (1750-1850) che ha investito l’intero Occidente, portando una ventata di novità. 

Ecco perché la immagino come un’epoca brulicante: tante scoperte, tante invenzioni, tante idee!

Tutto questo portò ad un radicale cambiamento della vita: vi è una progressiva diffusione dell’elettricità come fonte di illuminazione, di motoveicoli, automobili, aeroplani e navi per i trasporti e i commerci, del telefono che permette la comunicazione a distanza. Inoltre, la medicina sta facendo enormi passi in avanti, le industrie si sviluppano sempre di più e le città si espandono e si moltiplicano. Tutto questo è sinonimo di un’epoca che si trova nel pieno del progresso, caratterizzata da ricchezza e benessere.

Qual è la diretta conseguenza? Aumento demografico, una visione ottimistica del progresso e un’esaltazione della scienza, vista come una medicina ad ogni male del mondo. Non per niente la parola “scienziato”, come la consideriamo oggi, nasce proprio nell’800 per distinguere la ricerca scientifica basata su fatti ed esperimenti da tutto ciò che era derivazione del pensiero filosofico.

Questa fede nel progresso e nella scienza si traduce in un vero e proprio movimento culturale che prende piede in tutto l’Occidente (America compresa) ed è da tutti conosciuto come Positivismo. Positivo non nel senso di “non negativo”. Il suo significato deriva, piuttosto, dal termine latino positum, ovvero stabilito, certo. Positivo, dunque, è tutto ciò che è concreto e reale, utile e produttivo, misurabile e oggettivo.


Il Positivismo: il movimento culturale che portò alla nascita delle Neuroscienze

Il padre fondatore del Positivismo viene considerato A.Comte (con la M non con la N, non confondetelo con il premier Conte o con l’allenatore calcistico Antonio Conte, dato che in questo caso l’iniziale del nome è pure la stessa!). 

Il Positivismo è sicuramente figlio di movimenti culturali precedenti, non spunta dal nulla. Troviamo, infatti, importanti influenze dell’Illuminismo settecentesco (No, non c’entrano nulla gli illuminati!). 

Questa corrente di pensiero mirava appunto ad “illuminare” le menti degli uomini per farli uscire dall’ignoranza e farli combattere contro i principi dell’Antico Regime. In quest’epoca le diseguaglianze sociali, infatti, erano molto grosse e la nobiltà, insieme al clero, viveva nel lusso lasciando invece nella povertà le masse popolari, meglio conosciute come Terzo Stato. 

La fede nella ragione, nel progresso e l’esaltazione della scienza sono quindi principi di derivazione illuministica.


Il Positivismo e il metodo scientifico

Il Positivismo, partendo da questi presupposti, mirava all’uso del metodo scientifico (visto come l’unico valido) ovunque! Dove si poteva usare, era opportuno farlo e si arrivò ad applicarlo ad ogni sfera delle conoscenza umana:

  • Vogliamo sviluppare le industrie? Applichiamo il metodo scientifico e farà il miracolo! Nacque così, infatti, nei primi del ‘900 la catena di montaggio.
  • Vogliamo arrivare a capire le origini dell’uomo? Applichiamo il metodo scientifico e scopriremo cose incredibili! Viene elaborata così la teoria dell’origine della specie di Darwin (1859).
  • Vogliamo fare importanti passi in avanti nello studio della mente umana? Applichiamo il metodo scientifico e avremo delle sorprese! Nacque così nel 1879 la Psicologia come scienza grazie a W.Wundt (ve lo ricordate? Ne abbiamo parlato nel mio primo articolo!)
  • Vogliamo approfondire lo studio del cervello? Applichiamo il metodo scientifico e chissà cosa ci aspetta! Nel 1861 Paul Broca scopre il centro della produzione del linguaggio in un’area che ancora oggi è denominata Area di Broca.

Con Paul Broca possiamo annunciare la nascita della Neuropsicologia. Tutto ciò è straordinario se pensiamo che ogni cosa di cui parleremo d’ora in avanti è principalmente frutto del pensiero positivistico della seconda metà del 1800. 


Conclusione

Con questo articolo abbiamo capito, quindi, quanto la storia ci possa venire in aiuto per capire il processo di “scientificazione” della Psicologia e delle Neuroscienze

Ora, possiamo considerarci pronti per fare un ulteriore passo in avanti alla scoperta del nostro cervello. 


Un piccolo ripasso divertente!


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Categorie: Psicologia

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