Oggi passiamo ad un nuovo argomento: le funzioni esecutive. Se negli scorsi due articoli abbiamo parlato di memoria, dicendo che era una delle funzioni cognitive più conosciute, le funzioni esecutive sono invece quelle di cui si sente meno parlare. Eppure, sono essenziali e un loro danno può essere davvero invalidante nella vita di tutti i giorni!
Definizione di funzioni esecutive
Spiegare cosa sono le funzioni esecutive è davvero complicato perché sono un tema eterogeneo. Un po’ come se ci chiedessero: cos’è l’amore? Tutti lo sappiamo in cuor nostro, ma definirlo a parole è davvero difficile! Ecco, le funzioni esecutive sono un po’ come l’amore: difficili da descrivere.
Con il termine funzioni esecutive ci si riferisce ad una famiglia di processi cognitivi di controllo che servono soprattutto quando la reazione automatica o l’affidamento all’istinto possono essere insufficienti o addirittura dannosi.
Sicuramente il fatto di servirsi delle funzioni esecutive richiede un grande sforzo da parte delle persone. Si tratta di processi costosi e dispendiosi a livello di energie mentali. Converrete con me, infatti, che la routine è più comoda del cambiamento, cadere in tentazione è più semplice che resistervi ed è palesemente più facile andare con il “pilota automatico” piuttosto che ragionare sulle conseguenze delle proprie azioni.
Tre principali funzioni esecutive
Nella letteratura scientifica, c’è abbastanza accordo nel considerare tre principali funzioni esecutive:
- Inibizione
- Memoria di lavoro
- Flessibilità cognitiva
A partire da queste, si costruiscono poi le funzioni esecutive di alto livello come il ragionamento, il problem solving e la pianificazione. Quindi, le funzioni esecutive sono delle capacità essenziali nella vita, nel lavoro, nella scuola, nelle relazioni ecc.
Inibizione
Con il termine inibizione si intende proprio il controllo inibitorio, che non racchiude solo l’autocontrollo nei comportamenti ma anche la gestione della propria attenzione, dei propri pensieri ed emozioni così da ignorare gli istinti e fare ciò che è più appropriato in quel momento o contesto.
È proprio il controllo inibitorio che ci permette di scegliere come reagire agli stimoli, differenziandoci così da creature che vivono di automatismi.
Inoltre, è sempre l’inibizione che aiuta l’attenzione selettiva a concentrarsi su un singolo stimolo, ignorando i distrattori (vi ricordate l’esempio del cocktail party?) o che ci aiuta a controllare i nostri pensieri rimuovendo addirittura quelli indesiderati.
Memoria di lavoro
Della memoria di lavoro abbiamo accennato nel capitolo sulla memoria, definendola come una sezione della memoria a breve termine che ci permette di lavorare sull’informazione trattenuta nel magazzino mnestico.
Sebbene il nome ci tragga in inganno e sia stata anche citata come “assistente” della memoria a breve termine, questa funzione, però, appartiene alle funzioni esecutive.
In particolare, la memoria di lavoro (anche conosciuta come working memory) è fondamentale per dare un senso a tutto ciò che si svolge nel tempo. Infatti, ci permette di tenere a mente degli eventi per collegare ciò che viene prima con ciò che viene in un secondo momento.
È chiaro, quindi, che la memoria di lavoro abbia un ruolo essenziale, ad esempio, nella lettura e comprensione di un libro o nella visione di un film, dal momento che gli eventi narrati devono essere ricordati ma anche rielaborati. Pensate a storie ricche di flashback o flashforward, in cui gli eventi devono essere ricordati ma anche riordinati cronologicamente per dare un senso alla trama.
Non solo, la memoria di lavoro ci permette di ricordare delle istruzioni e tradurle in piani d’azione, di aggiornare i nostri schemi mentali, di considerare varie alternative di pensiero o comportamento, di collegare mentalmente delle informazioni per derivarci un principio generale ecc. Insomma, il ragionamento non sarebbe possibile se non esistesse la memoria di lavoro.
Flessibilità cognitiva
La flessibilità cognitiva si fonda sulle altre due funzioni sopraccitate (inibizione + memoria di lavoro) e si evolve in stadi più tardivi dello sviluppo.
Questa ci permette di adottare un cambio di prospettiva (sia spazialmente che a livello di pensiero). In altre parole, ci permette di inibire le nostre prospettive precedenti e attivare nella memoria di lavoro una prospettiva diversa.
La possiamo considerare l’opposto della rigidità mentale: l’abilità di cambiare idea, di ammettere di aver sbagliato, di rendere l’imprevisto un’opportunità (serendipità), di uscire dai propri schemi e provare a percorrere una strada fuori da essi (thinking outside the box).
Giusto per fare un esempio: quando a scuola uno studente non afferra un concetto, la reazione del professore può essere rigida o flessibile. Il professore con una forte rigidità mentale incolperebbe lo studente perché un po’ “duro di comprendonio”. Il professore con una certa dose di flessibilità cognitiva, invece, cercherebbe di considerare una prospettiva differente: “come posso presentare il materiale in modo diverso cosicché lo studente afferri le nozioni che sto veicolando?”. In altre parole, quando vogliamo che le cose cambino, non dobbiamo cristallizzarci su cosa dovrebbero fare gli altri. Può essere più utile, invece, spostare il focus su noi stessi e chiederci cosa, noi, possiamo fare di diverso. Sebbene sia faticoso, cambiare prospettiva ed essere flessibili può essere spesso la soluzione a molti problemi!
Infine, è facile intuire il forte nesso tra flessibilità e creatività: la creatività presuppone flessibilità. La fantasia, lo smontaggio e la ricombinazione di elementi in modo nuovo, il percorrere strade diverse sono tutte caratteristiche della flessibilità che rientrano nella sfera creativa.
Le funzioni esecutive: conclusioni
In questo nuovo articolo abbiamo affrontato il tema delle funzioni esecutive. Abbiamo capito che si tratta di una grande famiglia di processi cognitivi di controllo che ci aiutano a non reagire solo di impulsi.
Le tre principali funzioni esecutive sono: l’inibizione, la memoria di lavoro e la flessibilità cognitiva. Queste sono poi le fondamenta per la costruzione di funzioni esecutive di alto livello come il ragionamento, il problem-solving e la pianificazione.
Seguendo quella che ormai è la prassi, nel prossimo capitolo parleremo dei disturbi riguardanti le funzioni esecutive. A presto!
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