Nell’ultimo articolo abbiamo introdotto l’argomento “Sensazione e Percezione”. Oggi vorrei, quindi, continuare parlandovi di come i nostri organi di senso registrino, pur con i loro limiti, la realtà fisica e la traducano in impulso elettrico che arriverà poi al cervello.
Come abbiamo già visto, ci è possibile conoscere la realtà solo attraverso sensazioni (prima) e percezioni (dopo). La sensazione, quindi, è la base di partenza per la costruzione di un percetto (il prodotto della percezione).
Sommario dell’articolo
- Sensazione: il viaggio che porta alla produzione di un percetto
- Gli organi di senso: l’occhio
- I fotorecettori
- L’origine della sensazione: la fototrasduzione
- Il ruolo dei movimenti oculari nella sensazione
- Le vie visive: un esempio di percorso della sensazione
- Sensazione: i deficit visivi
- Scotoma
- Cecità nell’occhio dello stesso lato
- Cecità corticale
- Sensazione: conclusioni
- Un piccolo ripasso divertente!
- Quiz Time!
Sensazione: il viaggio che porta alla produzione di un percetto
Per creare un percetto sono necessarie tre condizioni che prevedono la presenza di:
- un oggetto davanti a noi (stimolo distale) che emetta o rifletta qualche tipo di energia.
- un organo sensoriale con specifici recettori che reagiscano a quell’energia, la registrino (stimolo prossimale) e la traducano in un impulso nervoso (processo di trasduzione) .
- una via sensoriale che trasporti l’impulso nervoso fino al cervello.
- un sistema di elaborazione in grado di codificare, processare e interpretare quell’impulso nervoso, dando luogo ad un percetto.
Per semplificare, prenderò come esempio la vista ma ogni organo di senso possiede dei recettori personalizzati in grado di rispondere ad uno specifico tipo di energia. Ad esempio, il suono viene registrato dai recettori dell’orecchio che reagiscono alle sue vibrazioni, i sapori vengono registrati dai recettori della lingua che reagiscono alle sostanze chimiche contenute nei cibi, ecc.).
Gli organi di senso: l’occhio
Come tutti sappiamo, l’organo adibito alla visione è l’occhio, il quale è sensibile alla luce. Abbiamo già visto nello scorso articolo, che i nostri occhi non sono organi perfetti. Essi sono abilitati a registrare solo un determinato range di frequenze dello spettro elettromagnetico (lo spettro visibile) ma perdono molte altre informazioni come i raggi ultravioletti e quelli infrarossi. Detto ciò, che dite se aggiungiamo qualche informazione in più?
I fotorecettori
È proprio la retina il punto d’inizio del nostro viaggio alla scoperta di come si produce una sensazione. La retina, infatti, è ricca di fotorecettori, ossia dei particolari neuroni specializzati a registrare la luce e tradurla in un impulso elettrico. Si suddividono in:
- Bastoncelli: deputati alla visione in condizioni di bassa intensità di luce. Si tratta di recettori molto sensibili alla luce ma poco alle differenze cromatiche e contengono un unico fotopigmento (rodopsina), il quale ha un colore rosaceo.
- Coni: sono meno numerosi dei bastoncelli, sono attivi in condizioni di alta intensità di luce e, dunque, sono i responsabili della visione del colore. Contengono tre diversi fotopigmenti: il rosso (cono L), il verde (cono M) e il blu-violetto (cono S).
I coni sono principalmente concentrati in una zona della retina detta fovea, una piccola affossatura che, proprio per l’alta concentrazione di coni, è responsabile della visione distinta e dettagliata. Man mano che ci si allontana da essa, i coni diminuiscono e aumentano i bastoncelli.
L’origine della sensazione: la fototrasduzione
La luce quando incontra un oggetto ha due possibilità: subire una rifrazione o subire una riflessione.
La prima è un fenomeno tipico di oggetti trasparenti che si lasciano attraversare dalla luce deviandola. La seconda è, invece, un fenomeno tipico degli oggetti opachi che non si lascia attraversare dalla luce riflettendola.
Proprio grazie alla loro trasparenza, la cornea e il cristallino si lasciano attraversare dalla luce. Dopodiché, grazie alla loro curvatura, la proiettano sulla retina facendola convergere sulla fovea.
A questo punto i fotorecettori reagiscono all’input luminoso e trasmettono l’informazione alle cellule bipolari che a loro volta la inviano alle cellule gangliari.
Il ruolo dei movimenti oculari nella sensazione
Dovete sapere che i nostri occhi, anche quando sembrano fermi e fissi su un punto, in realtà, compiono dei movimenti veloci simili a tremori. Questo perché i processi retinici possono “abituarsi” alla stimolazione costante e, quindi, cessare di rispondere ad essa.
Furbamente, per evitare l’assuefazione e permettere al sistema visivo di rimanere sempre reattivo ai dettagli della scena, i nostri occhi compiono continui movimenti casuali. Oltre ad essi, però, esistono altri tipi di movimenti che effettuano:
- movimenti coniugati chemantengono l’immagine dello stimolo bersaglio a fuoco su parti corrispondenti delle due retine. Ad esempio, se teniamo un dito davanti a noi e, fissandolo, iniziamo ad avvicinarlo al viso, ci accorgiamo che gli occhi compiono dei movimenti coniugati in direzione del naso;
- movimenti saccadici che vanno da un punto all’altro di una scena in modo rapido e brusco, permettendo di ricordare le relazioni spaziali tra oggetti presenti nel campo visivo;
- movimenti di inseguimento che permettono di seguire stimoli in movimento.
Le vie visive: un esempio di percorso della sensazione
L’insieme degli assoni delle cellule gangliari (le code, ricordate?) vanno a formare il nervo ottico. Questo, prima di arrivare al cervello, deve passare attraverso un grosso incrocio chiamato chiasma ottico.
Qui, le fibre nervose dei nervi ottici dell’occhio destro e sinistro si incontrano e si mescolano. Nello specifico, gli assoni gangliari che ricevono informazioni dai fotorecettori del lato “nasale” della retina (la porzione di retina più vicina al naso – fibre blu nella figura) si mescolano con gli assoni gangliari che ricevono informazioni dai fotorecettori del lato “temporale” della retina (porzione della retina più vicina alle tempie – fibre rosse nella figura).
Si vengono così a creare due vie dette tratti ottici. Il tratto ottico destro contiene gli assoni gangliari della retina “nasale” dell’occhio sinistro insieme a quelle della retina “temporale” dell’occhio destro mentre il tratto ottico sinistro contiene gli assoni gangliari della retina “nasale” dell’occhio destro insieme a quelle della retina “temporale” dell’occhio sinistro. Detta così può sembrare una faccenda di difficile comprensione, ma se vi aiutate con la figura a fianco sarà tutto più semplice.
Dopodiché, la maggior parte delle fibre nervose del tratto ottico raggiungono, da una parte, il nucleo genicolato laterale del talamo e, dall’altro il collicolo superiore.
Da qui, infine, le fibre nervose, prendendo il nome di radiazioni ottiche, raggiungono la corteccia visiva primaria (o striata)che si trova nel lobo occipitale. Sarà qui che la sensazione verrà ulteriormente elaborata, dando origine ad un secondo processo (la percezione).
Sensazione: i deficit visivi
I deficit visivi possono essere ricondotti alla struttura dell’occhio (come la miopia o l’ipermetropia di cui abbiamo parlato sopra) o alle vie visive. Una lesione che interessi un qualsiasi livello di queste ultime può portare a conseguenze diverse.
Scotoma
Gli scotomi, ad esempio, sono alterazioni parziali del campo visivo, caratterizzate dalla comparsa di una o più macchie cieche che possono essere scure o colorate, fisse o scintillanti.
La persona con scotoma deve convivere, quindi, con la presenza di una o più macchie che gli coprono una parte della scena che ha di fronte. Gli scotomi possono essere dovuti ad un distacco della retina, ad un glaucoma, ad una cataratta , a patologie della macula o ad alterazioni del nervo ottico.
Cecità nell’occhio dello stesso lato
Lesioni più gravi del nervo ottico portano, però, alla perdita totale della vista nell’occhio dello stesso lato (difetto 1 della figura sotto).
Emianopsia bilaterale
Se la lesione, invece, si trova a livello del chiasma ottico, avremo come conseguenza la cosiddetta emianopsia bitemporale, ossia la perdita della vista nelle due metà temporali (vicino alle tempie) del campo visivo di entrambi gli occhi (difetto 2 della figura a fianco).
Emianopsia omonima
Avremo, poi, una emianopsia omonima se la lesione è a livello del tratto ottico. Se si lesiona il tratto ottico di destra, ad esempio, si perderà la vista del campo visivo sinistro di entrambi gli occhi (difetto 3 della figura a fianco).
Cecità corticale
Chiaramente se la lesione interessa sezioni estese della corteccia visiva primaria, si andrà incontro a cecità corticale e, quindi, alla totale perdita della vista di tutto il campo visivo.
Altri disturbi dovuti a lesioni della corteccia occipitale sono nella sfera della:
- percezione del colore come l’acromatopsia (non si vedono i colori, tutto è in bianco e nero) o la discromatopsia (deficit nella discriminazione del colore detto anche daltonismo);
- percezione del movimento (non si vedono oggetti in movimento, ma solo in posizioni statiche);
- visione della profondità (la realtà risulta appiattita come in una foto)
Sensazione: conclusioni
In questo articolo abbiamo visto come si produce una sensazione prendendo come esempio il sistema visivo.
Inoltre, abbiamo analizzato i principali disturbi sensoriali elementari dovuti a diverse lesioni delle vie visive. Sebbene i nostri organi di senso siano davvero complessi, dobbiamo tenere sempre a mente, però, che non sono perfetti e ci permettono di registrare solo una parte della realtà fisica.
Se in questo articolo abbiamo sviscerato il tema della sensazione, nel prossimo è necessario approfondire il tema della percezione. Vi aspetto!
0 commenti