Nell’ultimo articolo abbiamo parlato di come si indagano i processi cognitivi e il cervello, perciò con oggi direi di inaugurare quella parte del nostro percorso in cui andremo a vedere una per una le varie funzioni cognitive. Vorrei partire dalla base e, quindi, da due funzioni cognitive importantissime e collegate tra loro: la sensazione e la percezione. Non riuscirò a sviscerarle in un solo articolo, quindi, dovrò parcellizzare la questione partendo magari da un’introduzione. Innanzitutto, il titolo di questo articolo non è un clickbait. A partire da Platone con il suo mito della caverna fino ad arrivare a Morpheus nel film Matrix, troviamo spesso quest’idea che la realtà non è quella che vediamo.



Matrix e il concetto di realtà

Che vuol dire reale? Dammi una definizione di reale. Se ti riferisci a quello che percepiamo, a quello che possiamo odorare, toccare e vedere, quel reale sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello. Questo è il mondo che tu conosci.

Matrix (1999)

Da quando vidi per la prima volta Matrix, questa frase mi ha letteralmente tormentato per anni. Nel film, Morpheus pronunciava queste parole nei confronti del protagonista Neo ma, contemporaneamente, stava dando uno spunto riflessivo di grossa portata anche a me. 

Non so se mi spiego: Morpheus, sebbene sia solo un personaggio fittizio, mi stava offrendo in modo quasi subliminale la chiave per la comprensione di questo mondo.

La realtà non è quella che noi vediamo, sentiamo, odoriamo, tocchiamo ecc. La realtà fisica (oggettiva), infatti, è per noi inaccessibile e tutto ciò che noi esperiamo è frutto dell’elaborazione del nostro cervello (realtà soggettiva).

Questo pensiero mi è stato buttato lì attraverso un film e, come un seme innestato nel cervello, ha poi iniziato a mia insaputa a mettere radici. Passarono gli anni e intrapresi il mio percorso di studi in Psicologia, quando un bel giorno un professore, parlando proprio dell’argomento “percezione”, riattivò quel pensiero latente che mi aveva innestato Morpheus. Fu così che capii: non si trattava solo di una frase d’effetto all’interno di un film. Morpheus aveva proprio ragione.

Per me, questa prospettiva è stata la svolta. Tutte le certezze di una vita erano andate in frantumi: davvero tutto quello che avevo esperito fino ad allora non era la realtà?


Che differenza c’è tra sensazione e percezione?

Proviamo a fare un ragionamento insieme. Inevitabilmente tutto ciò che si trova nell’ambiente intorno a noi, per essere percepito, si deve rapportare dapprima con i nostri organi di senso (occhi, naso, orecchie, bocca, mani/corpo). Questi traducono l’informazione proveniente dal mondo esterno in un impulso elettrico che viaggia attraverso i nervi e arriva al cervello, dove viene processato generando così la rappresentazione del mondo esterno più vicina possibile alla realtà oggettiva. Il processo di traduzione è chiamato in gergo tecnico: trasduzione.

A questo punto, qual è la prima considerazione da fare? Che esistono due processi differenti:

  • il primo è la SENSAZIONE, ovvero l’effetto immediato del contatto tra uno stimolo esterno (oggetto) e i nostri organi di senso. Si tratta di vissuti privati che possono comunque essere comunicati e condivisi (trovate ulteriori approfondimenti qui);
  • il secondo è la PERCEZIONE, ovvero l’elaborazione delle sensazioni e la loro organizzazione all’interno dei magazzini della memoria sotto forma di rappresentazioni mentali (una sorta di mappa concettuale mentale che ci permette di avere un network di info su quell’oggetto). Per ulteriori informazioni, andate qui.

Detto ciò, arriviamo ad una seconda considerazione: tutto è rappresentazione soggettiva della realtà. Non siamo abilitati a registrare il mondo fisico ma possiamo solo esperirlo attraverso sensazioni (prima) e percezioni (dopo).

Inoltre, i nostri organi di senso, per quanto molto raffinati, non sono perfetti! Il nostro occhio può registrare solo un determinato range di frequenze (spettro visibile) ma perde molte altre informazioni che quindi non vediamo: radiazioni con frequenza maggiore come gli ultravioletti, i raggi X, i raggi gamma o radiazioni con frequenza minore come gli infrarossi, le microonde, le onde radio. Lo stesso vale per tutti gli altri organi di senso: pensiamo agli ultrasuoni per quanto riguarda l’udito. 

Infine, pensiamo anche alla realtà vista attraverso gli occhi di un cane o di una mosca, è naturalmente diversa da quella vista attraverso i nostri occhi umani. Quindi, qual è la vera realtà?

È possibile differenziare, quindi, tra un mondo fisico e un mondo fenomenologico (parola presa in prestito dalla filosofia per dire che la realtà che conosciamo è solo un fenomeno soggettivo).

Nella foto possiamo constatare che le frequenze visibili ai nostri occhi sono solo una minima parte del totale (l’arcobaleno, per intenderci). Tutte le frequenze maggiori o minori sono per noi invisibili, ma ciò non significa che siano inesistenti.

La credenza che la realtà che ognuno vede sia l’unica realtà è la più pericolosa di tutte le illusioni. 

Paul Watzlawick

La psicofisica: la scienza che studia la sensazione

La scienza che studia la relazione tra le caratteristiche fisiche dello stimolo e le sensazioni è la psicofisica. Questa ci ha permesso di conoscere qualcosa in più sulla sensazione attraverso la misurazione della:

  • soglia assoluta: misurazione dell’intensità minima di uno stimolo discriminata, rispetto alla totale assenza di stimolazione. In altre parole, la soglia minima sotto della quale non sento lo stimolo e sopra della quale, invece, lo sento. In questo caso si parla di detezione dello stimolo.
  • soglia differenziale: misurazione del minimo cambiamento di intensità che una persona riesce a cogliere di uno stimolo. In altre parole, la soglia minima sotto della quale non sento nessuna differenza tra uno stimolo e l’altro e sopra della quale, invece, sento una lieve differenza. In questo caso si parla di discriminazione tra due stimoli.

Importanti studiosi che sono rimasti della storia della psicofisica sono stati: WeberFechner e Stevens. In tempi diversi, i loro studi hanno permesso di raggiungere importanti risultati. Citando in particolare Stevens, questo studioso arrivò ad affermare, grazie ai suoi esperimenti, che il collegamento tra intensità dello stimolo fisico e sensazione sarebbe definito da una funzione a potenza:

I = k Sn

dove I è l’intensità della sensazione, k è una costante di proporzionalità che dipende dall’unità di misura dello stimolo, S è l’intensità fisica dello stimolo e “n” è un esponente specifico che dipende dallo stimolo sensoriale misurato. Le sensazioni agli stimoli con:

  • n < 1 (es. la chiarezza ha n = 0.33) saranno definite da una funzione logaritmica. In altre parole, producono funzioni corrispondenti a curve in cui la sensazione cresce velocemente all’inizio e poi sempre più lentamente;
  • n = 1 (es. lunghezze) avranno un incremento di tipo lineare;
  • n > 1 (es. scossa elettrica ha n = 3.5) avranno un incremento di tipo esponenziale. In altre parole, l’intensità della sensazione cresce molto rapidamente al crescere dell’intensità fisica.

La terza e ultima considerazione all’interno di questo articolo è che le nostre sensazioni possono essere riassunte in una formula matematica. Davvero sorprendente!


Conclusioni

Noi uomini ci sentiamo talvolta superiori a tutto e tutti, pensiamo di avere la realtà in tasca, di conoscere davvero il mondo. Attraverso questo articolo, abbiamo visto che la realtà fisica e oggettiva non è accessibile a nessuno e dobbiamo accontentarci di quello che in nostri organi di senso ci permettono di registrare. 

Nel prossimo articolo, approfondiremo come il nostro corpo registra il mondo esterno per convertirlo in una rappresentazione interna dello stesso.


Un piccolo ripasso divertente!


Cliccando sul bottone, ti verrà proposto un piccolo quiz per testare le tue abilità di memorizzazione e comprensione del testo

Categorie: Percezione

5 commenti

Adriana · 5 Dicembre 2022 alle 19:30

Mi è interessato molto ciò che ha scritto .Sono interessi anche miei .Al momento sto leggendo Federico Faggin

    Diletta Caprara · 14 Dicembre 2022 alle 22:38

    Ti ringrazio, Adriana. Leggere e coltivare la curiosità sono il miglior modo per nutrire la nostra mente. Faggin è un orgoglio tutto italiano nel campo dell’informatica e, nel suo libro, ha fatto importanti riflessioni sulla natura umana, sottolineando quanto differisca dalle macchine e dai computer. Si tratta di una lettura davvero interessante!

Franco · 12 Febbraio 2023 alle 12:22

Bell’articolo. Io penso ……ma chi e’ che pensa e che scrive? Forse non solo la realta’ “vera” e’ inaccessibile,ma il fatto stesso di essere e’ un illusione.

Alessandro · 21 Giugno 2023 alle 16:54

non ho capito mi scusi:
ciò che vediamo non è reale oppure ciò che vediamo non è la sola e unica realtà?
Se io acquisto un libro antico? E’ realmente antico?
Se commissiono un’opera d’arte, od un anello d’oro ecc, sono reali?
Come facciamo a sapere, se la nostra realtà non è reale, quale sia la realtà? Oppure come facciamo a sapere che non sia reale?
Penso che la filosofia alle volta debba sentire quello che ha da dire la scienza.
Tempo fa dei fisici hanno parlato della Ipotesi dell’Universo Simulato. Ho contattati tutti i fisici in questione e tutti mi hanno detto che sono solo argomenti speculativi e che quella ipotesi non ha nulla di scientifico. Filosoficamente si può parlare ma la filosofia non ha prove e non dimostra nulla

    Diletta Caprara · 26 Giugno 2023 alle 18:48

    Quello che percepiamo è reale, ma non è l’intera realtà oggettiva. Parto dal presupposto che i nostri organi di senso sono limitati e, quindi, ci mostrano una realtà semplificata e parziale, ma non fittizia. Un pipistrello percepisce gli ultrasuoni, noi umani no: questo non significa che quella realtà non esista, ma solo che noi non riusciamo a captarla. Riguardo all’ipotesi dell’universo simulato, è sicuramente un espediente narrativo e filosofico di molti film fantascientifici che appassiona chiunque, ma, per quello che sappiamo oggi, è un’esagerazione che non ha fondamenti scientifici. Nonostante ciò, allinenandomi con il pensiero di un giovane astrofisico e divulgatore scientifico di nome Luca Perri, spesso scienza e fantascienza si intrecciano traendo ispirazione l’una dall’altra. La fantasia e la filosofia ci aiutano ad ampliare le nostre prospettive, a porci domande e a non seguire sempre i soliti binari della ragione. Dall’altro lato, la scienza può prendere spunto da queste domande, portandoci a cercare risposte al fine di aggirare i limiti della conoscenza scientifica attuali (es. concetto di tablet già “previsto” nel film 2001: Odissea nello spazio del 1968). Credo che la via per sapere cosa sia reale è proprio non gettare nessuna prospettiva, integrare gli approcci, avere una certa flessibilità mentale e fare ricerca. La realtà è molto complessa e non abbiamo ancora tutti gli strumenti per svelarla completamente, la analizziamo attraverso uno spiraglio e c’è da scavare ancora molto per avere una visione completa (e non basterà nemmeno una vita).

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