Nell’articolo precedente abbiamo dato qualche indicazione utile per definire chi è lo psicologo. Abbiamo capito che si tratta di un esperto del comportamento e dei processi mentali con una specifica formazione. In questo articolo vedremo, invece, cosa fa lo psicologo. Quindi:

  • di cosa si occupa a grandi linee questo professionista
  • quali sono le principali credenze da sfatare su di esso 


Cosa fa lo psicologo: un’immagine distorta

Secondo voi, cosa fa lo psicologo? Aspettate, provo ad indovinare cosa vi passa per la mente appena sentite: “Sono uno psicologo”.

L’immagine che vi balza subito in testa è questa: una persona che si occupa di ascoltare i problemi del cliente (prendendo fior fior di appunti) e di effettuargli un bel lavaggio del cervello per risolvere ogni sua difficoltà, il tutto chiaramente dietro ad un profumato compenso. In fondo, non ci chiamano anche “strizzacervelli”?

In genere, il contesto dove si svolge tutto questo è uno studio accogliente con delle poltrone, sulle quali ci si può accomodare uno di fronte all’altro. Nel migliore dei casi, il cliente trova un divanetto su cui sdraiarsi. 

Lo stereotipo dello psicologo seduto di fronte al paziente scrivendo appunti sui tuoi problemi

Ci sono andata vicino? Bene, cancellatevi dalla testa questa immagine. Subito! Riavvolgiamo, ora, il nastro e sovrascriviamo un’idea più corretta di questo povero professionista così travisato. 


Esattamente, cosa fa lo psicologo?

Prima di tutto è bene premettere una cosa: la psicologia è una scienza molto eterogenea. Sì, perché lo psicologo è vero che studia il comportamento e i processi mentali ma può farlo in diversi ambiti, anche molto diversi tra loro: spazia dalle aziende alle università, dalle cliniche ai contesti giudiziari. Insomma, potete trovarlo un po’ ovunque, altro che poltroncine e divanetti!

La prima grande distinzione di ambienti in cui lo psicologo opera è tra AREA DI RICERCA e AREA APPLICATA.

Ricercatore che osserva degli schemi statistici in bacheca
psicologo che spiega alla paziente lo scopo della valutazione

AREA DI RICERCA

Esistono psicologi che lavorano come ricercatori all’interno di università o laboratori (attenzione: in questi casi serve un titolo formativo ulteriore, il dottorato). 

Questi psicologi studiano il comportamento nelle sue diverse sfere: ad esempio, lo psicologo che fa ricerca in psicologia sociale studierà gli effetti che il nostro comportamento ha sugli altri, quello che fa ricerca in psicologia dello sviluppo studierà lo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale nell’uomo, quello che fa ricerca in psicologia clinica studierà il comportamento deviato e i disturbi mentali, quello che fa ricerca in neuroscienze cognitive studierà i meccanismi cerebrali sottostanti ai vari processi cognitivi ecc.

AREA APPLICATA

Ci sono psicologi che si occupano di applicare le scoperte dei ricercatori per aiutare i propri clienti. 

Ne sono esempi lo psicologo scolastico che si occupa di sostegno psicologico a scuola, lo psicologo di comunità che si occupa del benessere di persone in contesti comunitari (pensiamo ad esempio alle comunità di tossico-dipendenti), gli psicologi del lavoro che si occupano dell’ambiente lavorativo, di analisi e promozione del benessere aziendale, di selezione e formazione del personale, gli psicologi forensi che sono consulenti del sistema legale e giudiziario per quanto riguarda gli aspetti psicologici, i neuropsicologi che si occupano della valutazione dei processi cognitivi e della loro riabilitazione ecc.


Cosa fa lo psicologo: sfatiamo alcune credenze

Nove pregiudizi sullo psicologo

1. Siamo tutti un po’ psicologi

Solo perché ognuno di noi possiede due orecchie per ascoltare e una bocca per dare un consiglio, non significa essere tutti un po’ psicologi. Sarebbe come dire: “Sono un po’ parrucchiera perché so farmi la piega da sola” oppure “Sono un po’ medico perché sono in grado di farmi un’iniezione”. Direi che non funziona proprio così.

Lo psicologo ha una formazione specifica che gli ha insegnato ad usare la comunicazione come strumento di indagine e valutazione con il fine di raccogliere informazioni utili alla comprensione del funzionamento psichico di una persona e per poterla, quindi, supportare nei suoi momenti di crisi. Non siamo pagati solo per ascoltare o dare un consiglio “a casaccio”, come potrebbe fare chiunque.

2. Dallo psicologo ci vanno i matti o i deboli

Davvero? Innanzitutto, bisognerebbe capire cosa si intende per “matti”. Se si parla di persone che hanno gravi problemi psichiatrici, non è compito dello psicologo curarli. Piuttosto se ne può occupare uno psicoterapeuta, uno psichiatra o entrambi lavorando in coordinamento. 

Lo psicologo, al massimo, può offrire a queste persone un sostegno psicologico, ovvero un supporto che non mira alla cura ma ad alleviare il paziente dal peso della sua condizione. In ogni caso, abbiamo già visto che lo psicologo lavora in molti ambiti (non solo quello clinico), quindi perde completamente di senso dire che dallo psicologo ci vanno i matti. 

Per quanto riguarda invece l’affermazione “dallo psicologo ci vanno i deboli, perché i forti se la cavano da soli”, non c’è niente di più sbagliato. Facciamo un esempio: se ci sentiamo poco bene, possiamo inizialmente provare a curarci da soli, utilizzando tutte le medicine utili che abbiamo in casa o chiedendo in famiglia qualche rimedio magico della nonna. Se il malessere continua, però, andiamo dal medico. Significa essere deboli? Assolutamente no, significa avere un minimo di sale in zucca! 

La clientela dello psicologo clinico spazia tra coloro che hanno:

  • problemi di tipo psichiatrico e richiedono un sostegno psicologico (sono, in genere, una minoranza)
  • disturbi cognitivi dovuti a cause di tipo neurologico (ictus, demenze, sclerosi multipla, parkinsonismi ecc) e richiedono una valutazione e/o un percorso di riabilitazione/stimolazione
  • problematiche di vita circoscritte (es. una difficoltà emotiva, un momento di crisi, un evento stressante…chi non ne ha avuti!) 
  • desiderio di migliorare la propria vita o compiere un viaggio alla scoperta di sé stessi, sebbene non presentino alcun genere di malessere.

[…] di persone perfettamente equilibrate, in verità, non ce n’è quasi nessuna; su varie decine e forse anche su molte centinaia di migliaia se ne trova una, e, per di più, questi esemplari non provano gran che…

Fëdor Michajlovič Dostoevskij

3. Lo psicologo manipola le menti

Oh, questa è la mia preferita! Se avessimo questo potere, saremmo padroni incontrastati del mondo! Poi, sarebbe interessante capire come noi psicologi saremmo in grado di farlo. Attraverso farmaci? Impossibile, non ci è permesso somministrarli. Attraverso l’ipnosi? Mi spiace deludervi di nuovo, ma questa è una tecnica che usano solo alcuni psicoterapeuti debitamente formati, non di certo noi.

Ebbene, uno strumento cardine della professione dello psicologo è il colloquio, ovvero uno strumento di conoscenza che utilizza la comunicazione per raccogliere informazioni con fini di ricerca, di selezione, di diagnosi o di presa in carico per un qualche intervento riabilitativo o supportivo. 

Il colloquio tra lo psicologo e il cliente può avvenire solo se c’è una motivazione e un interesse autentico da parte di entrambi. Inoltre, il nostro Codice Deontologico afferma chiaramente: “[…] lo psicologo rispetta l’autonomia e le credenze dei suoi pazienti, si astiene dall’imporre il suo sistema di valori e non usa in modo inappropriato la sua influenza[…]”. 

Nessuna manipolazione subdola, insomma. 

4. Non è possibile cambiare, io sono fatto così

Partiamo dal presupposto che il cambiamento è insito nella natura: si cambiano idee, si cambiano gusti, si cambiano compagnie o addirittura progetti di vita. Proprio grazie a grandi processi di adattamento all’ambiente, siamo arrivati ad essere quelli che siamo: l’evoluzione stessa dell’essere umano è un grande esempio di cambiamento. 

Cambiare, quindi, è inevitabile, lo facciamo ogni giorno e per questo, l’affermazione perde di senso. Sembra piuttosto una scusa per non affrontare i propri problemi, forse per paura, per pessimismo o perché crediamo di non essere artefici di ciò che ci succede.

5. Lo psicologo non può capire il mio dolore

Non siamo cyborg o androidi, abbiamo anche noi una vita privata, esperiamo come tutti gioie e dolori, quindi non vedo perché non potremmo capirvi. Lo stesso vale per tutti quelli che dicono: “Non potrà mai capire la mia malattia, se non l’ha passata”. Sarebbe come dire al medico: “lei non può prescrivermi alcun farmaco perché, non avendo la mia malattia, non può sapere come curarla”. 

Questa affermazione è di per sé un convincimento che, in parte, sostiene ed alimenta il malessere di una persona. Lo psicologo possiede importanti strumenti che lo aiutano ad affrontare le varie situazioni anche se non le ha vissute in prima persona come ad esempio l’esperienza maturata nel tempo, la formazione continua e l’empatia (la capacità di mettersi nei panni dell’altro).  

6. Non è possibile risolvere i problemi solo parlando

Noi psicologi non risolviamo problemi, al massimo alleviamo sofferenze create dai problemi, mostrando prospettive di approccio diverse ad essi. Sono, poi, le persone stesse a risolvere concretamente il loro problema, ma questo non può avvenire se si rimane incagliati in prospettive disfunzionali e disagianti.

Il linguaggio, infatti, non serve solo per descrivere la realtà ma è il mezzo attraverso cui essa viene costruita. Parlare ci aiuta a cambiare il modo in cui attribuiamo significato al mondo, modificando di conseguenza i nostri atteggiamenti e comportamenti. 

Dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso […]. È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva, anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovete provare […]. Osate cambiare, cercate nuove strade!

John Keating (Robin Williams) – L’attimo fuggente

7. Dallo psicologo sai quando entri ma non sai quando esci

Potrei essere d’accordo sul fatto che, quando si decide di affidarsi ad uno psicologo, il percorso che si intraprende ha una durata variabile. A nostra discolpa, c’è da dire che non siamo maghi e non abbiamo sfere di cristallo per risolvere i problemi di tutti. 

Quello che realisticamente possiamo fare è mettere a disposizione le nostre conoscenze per aiutare le persone a cambiare prospettiva e permettere loro di trovare da sé delle soluzioni adeguate per i loro problemi. Questo processo, chiaramente, non può avvenire in una o due sedute, ci vogliono importanti investimenti di tempo, impegno, sforzo e pazienza da parte del cliente e anche da parte del professionista. 

8. Lo psicologo costa troppo

Abbiamo già parlato nello scorso articolo del percorso di studi che bisogna intraprendere per diventare psicologo, ma c’è da aggiungere tutta la parte di formazione continua attraverso master, corsi, convegni, lettura di articoli e libri. 

Questo percorso è equiparabile a quello ad esempio di un avvocato: il livello di conoscenze acquisite e di esperienza sono sovrapponibili, ciò che cambia è il tipo e l’ambito d’applicazione. Non si capisce, però, perché ci si ostini a pensare che lo psicologo debba essere pagato di meno (forse perché lo si reputa un professionista meno importante di altri, poco necessario o perché “un amico fa la stessa cosa gratuitamente”). 

Per quanto riguarda i costi, essi dipendono da molti fattori: anni di esperienza, grado di riconoscimento da parte del pubblico, tipo di prestazione richiesta, luogo di lavoro (nel servizio pubblico, presso studi privati, in strutture private accreditate) ecc. Inoltre, gli psicologi, appartenendo ad un Ordine, sono regolati da un tariffario con dei range di costi per ogni prestazione erogata. 

9. Perché andare da uno psicologo, quando un amico può fare la stessa cosa gratuitamente?

Semplice, perché l’amico non è uno psicologo. Non ha lo stesso bagaglio esperienziale e teorico, inoltre, non è obiettivo. 

Lo psicologo ha una formazione specifica e delle competenze/strumenti utili ad affrontare difficoltà strutturate, cose che l’amico difficilmente può avere. 

Altro aspetto importante, lo psicologo non è coinvolto in dinamiche affettive con il cliente, non è di parte, è più obiettivo ed è possibile parlargli di tutto senza la paura di modificare e/o complicare i rapporti di amicizia. 

Infine, lo psicologo pone tutta la sua attenzione sul cliente, esercitando un ascolto privo di giudizio e pieno di partecipazione su ciò che il soggetto dice, su come lo dice, sulle sue modalità relazionali ecc. Ciò crea uno spazio utile all’esplorazione di sé stessi e al cambiamento. Giusto per dire, il nostro Codice Deontologico ci vieta di prendere in carico persone con la quale abbiamo dei legami affettivi di qualunque genere.

Dopo aver raccolto tutte le informazioni che ritiene utili, lo psicologo può formulare un’ipotesi sulla persona e sul suo problema, integrandole con le conoscenze esperienziali e teoriche. Tutto ciò, per arrivare ad una migliore comprensione dei bisogni e delle motivazioni del cliente e del loro possibile collegamento con il problema.

BONUS: Pregiudizio 10

No, lo psicologo non interpreta i sogni e non vi psicoanalizza mentre sta parlando con voi. Capisco che, quando si parla di psicologia, l’associazione più immediata sia Freud, ma tutto ciò è fuorviante. Freud era un neurologo, famoso per aver elaborato la teoria psicoanalitica e la relativa terapia, che mira a rendere consapevole il paziente dei suoi desideri inconsci. Secondo Freud, il terapista, analizzando associazioni libere, lapsus, atti mancati, sogni, poteva portare il paziente alla risoluzione dei suoi conflitti interiori. 

Quella di Freud, però, è una teoria fra le migliaia di teorie psicologiche che esistono. Sebbene abbia avuto un’importante ruolo nella storia della psicologia, ad oggi la sua teoria originaria è superata. Questo non toglie, però, che alcuni suoi assunti hanno profondamente influito su alcuni approcci terapeutici odierni (vd. psicoterapia ad orientamento psicoanalitico). 

Detto ciò, lo psicologo non è uno scanner che tenta di scansionarvi al primo sguardo e se sognate una rana blu che vi parla, non significa nulla…solo che avete  un cervello creativo anche in modalità notturna. 


Cosa fa lo psicologo: conclusione

Abbiamo visto come lo psicologo possa occuparsi di ricerca (università, laboratori di ricerca ecc.) o di psicologia applicata nei vari contesti (scuola, cliniche, comunità, aziende, tribunali ecc). 

Abbiamo, poi, cercato di sfatare alcune credenze insensate evidenziando che tanti anni di formazione debbano pur differenziare il nostro apporto da quello di un “semplice” amico e che alla salute mentale purtroppo non venga riconosciuta la stessa importanza di quella fisica. 

Nel prossimo articolo, differenzieremo lo psicologo da altre figure con le quali potrebbe essere confuso (es. psicoterapeuta, psichiatra, neurologo, counselor, coach).


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Categorie: Psicologia

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